Buon Natale!
estratto dal bollettino parrocchiale

Carissimi amici e amiche della parrocchia di Santa Rita e di Santa Rita. Mi chiamo Don stefano andreotti dal 24 giugno scorso sono il parroco di Santa Rita. Sono nato e cresciuto a Baggiovara. Poiché sono nato nel marzo del 1964 sono del segno dei pesci e del drago, infatti come missionario dopo avere vissuto due anni negli USA, di cui cinque mesi in Messico, ho trascorso 14 anni a Hong Kong in Cina.

Lunedì 31 dicembre: Santa Messa alle ore 8:30 e prefestiva alle ore 18:00
Martedì Primo di gennaio: Sante Messe alle ore 8:00, 10:00, 11:30 e 18:00.
Domenica 6 gennaio Solennità dell’Epifania: Sante Messe alle ore 8:00, 10:00, 11:30 e 18:00.
Sabato 12 gennaio: alle ore 15:00 riprende il catechismo.

Auguri di Buon Natale a tutti!
Questa è la frase che ci scambieremo più di ogni altra perché per Natale tutti siamo concentrati nel ricordare la nascita di Gesù e dargli il benvenuto nella nostra vita. Di conseguenza, ogni anno ci promettiamo di essere più buoni rispetto lo scorso anno. Anche quest’anno ci riproviamo. Gesù è nato e già da subito si è preparato ad accettare liberamente di essere ingiustamente giustiziato in croce per salvarci. Anche noi accetteremo di portare la nostra croce quotidiana e ci lasceremo crocifiggere da chi cerca in noi Cristiani aiuto, conforto e consolazione. Il giorno dopo il Natale, invece, il 26 dicembre, celebreremo la Festa di Santo Stefano primo martire e primo diacono. La festa del 26 dicembre non è una festa di precetto, cioè anche noi non siamo precettati nel venire a Messa né ad imitare Santo Stefano. Saremo però liberi di imitarlo e di chiedere a Santo Stefano di intercedere per noi affinché anche noi possiamo essere felici di essere martiri, che significa testimoni e diaconi che significa essere servi dei più poveri e abbandonati. Con il permesso del nostro Vescovo Mons. Erio, vorrei proporre, su base volontaria, un anno diaconale parrocchiale dove tutti ci sforzeremo di essere gli uni servi degli altri. Nella chiesa e nella società civile, infatti, “Servi se servi”, cioè siamo realmente cristiani integri e onesti cittadini se siamo disposti a servire tutte le persone che incontreremo.

Il nostro Vescovo Mons. Erio, nella Sua lettera pastorale alle pagine 53-57, cioè nel settimo capitolo, descrive il ministero della consolazione: Il tema della fragilità comprende di per sé innumerevoli situazioni – tutti del resto siamo fragili in alcuni momenti della vita – ma nella Tre Giorni di giugno abbiamo inteso considerare in modo specifico quelle condizioni che hanno mosso l’iniziativa del ministero della consolazione. La parola latina con-solatio, consolazione, lo esprime in maniera molto bella suggerendo un essere-con nella solitudine, che allora non è più solitudine» (n. 38). Già nella Lettera pastorale del 2017-2018 ricordavo che «sarebbe il momento di suscitare il “ministero della consolazione”, che potrebbe essere validamente coordinato da un diacono: riguarda la disponibilità a visitare i malati terminali e le loro famiglie, anche dopo l’eventuale lutto, e a visitare le persone e famiglie colpite da disgrazie gravi, che spesso prendono contatto con la parrocchia in occasione dei funerali, ma che poi ritornano in ombra. I presbiteri da soli, data anche la vastità di molte parrocchie e la molteplicità degli impegni, non possono riuscire a mantenere questi legami; e d’altra parte deve essere la comunità, e non i soli sacerdoti, a prendersi cura dei suoi membri. San Paolo, infatti, esorta tutti i battezzati a portare i pesi gli uni degli altri (cf. Gal 6,2); e proprio per questo è necessario che qualcuno, nella comunità, assuma il compito di “consolare”, richiamando a tutti la necessità di farsi attenti alle solitudini degli altri.”

Già lo scorso anno, sempre nella Sua lettera pastorale, alle pagine 49-51, il nostro Vescovo Mons. Erio aveva così chiarito chi è il diacono: I diaconi nella parrocchia o unità pastorale o nella stessa diocesi, hanno il mandato del vescovo ad essere “sveglia” per l’intera comunità: dovrebbero precisamente tenerne desta l’attenzione e disponibilità al servizio, specie dei più disagiati e di coloro che sono oltre “la soglia”. Papa Francesco ha definito efficacemente il diacono “il custode del servizio” (Discorso nel Duomo di Milano, 25 marzo 2017). Non è opportuno che il diacono svolga continuativamente incarichi di mera supplenza del ministero presbiterale: un segno efficace che dovrebbe aiutare a superare una prassi comunitaria troppo centrata su se stessa e aprire nuove strade alla missione ecclesiale, il diaconato, rischia altrimenti di essere funzionale al semplice mantenimento dell’esistente. È ambito proprio del diacono la sensibilizzazione della comunità cristiana verso le differenti forme di povertà – materiale, morale, affettiva, spirituale – nelle modalità che in ogni comunità viene individuata. È il “ministro della soglia”, colui che ricorda all’intera comunità la necessità di mantenersi aperta e attenta alle persone che non sono pienamente “dentro” la realtà della Chiesa.”

Inoltre, il nostro Vescovo Mons. Erio, durante un incontro per i sacerdoti del 27 aprile 2017, si è così espresso: “La varietà dei disagi è purtroppo grande, come innumerevoli sono le situazioni di bisogno che caratterizzano le diverse chiese. Per valorizzare il diaconato si dovrebbe osare di percorrere queste direzioni “di frontiera”, vincendo la tentazione di fare dei diaconi i meri supplenti dei parroci o di utilizzarli unicamente per decorare la liturgia.”

Tutti i sacerdoti, prima di essere ordinati come tali, sono ordinati diaconi, cioè anche i sacerdoti sono diaconi. In virtù invece del sacerdozio comune condiviso da tutti i cristiani dal momento in cui si è battezzati, pure sono chiamati al servizio come descritto dal nostro Arcivescovo Mons. Erio.
Io sono molto contento di chiamarmi Stefano, però mi rendo conto che è difficile essere un diacono come lui.

Chiediamo allora a Santo Stefano che secondo le indicazioni del nostro Vescovo Erio, ci aiuti ad essere tutti cristiani e diaconi cioè servi degli altri, per realizzare una chiesa dove ognuno “serve se serve”.

d.stefano diacono e sacerdote a Santa Rita

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